3.6.05

Acquanauti



Loro la chiamano "esplorazione" ma in fondo in fondo vogliono vivere come i pesci. E nuotare e inseguirsi sott'acqua, giocare, dormire anche là sotto. A sette metri di profondità e per dieci giorni. Senza sentire mai l'aria che sbatte in faccia e senza vedere mai la luce del sole neanche per un momento. Sono già pronti per immergersi, sono sicuri che ce la faranno a resistere per tutto quel tempo in mare. Si stanno preparando in sei ma alla fine saranno solo due gli "Acquanauti", un uomo e una donna.

Sono mesi che fanno le prove in una piscina sull'Aurelia. E sono mesi che allenano il loro corpo e soprattutto la loro mente. Specialisti di ogni branca della medicina indagano su cuori, muscoli, ormoni, timpani, polmoni, sul sangue e sui nervi. Saggiano tutti i limiti dei sub, tentano di capire se davvero sopporteranno 240 ore di "ambiente sottomarino", il caldo e il freddo delle correnti, i lunghi silenzi, le oscurità, l'abisso. Ma intanto c'è già una data, hanno fissato il giorno in cui scenderanno giù. Mercoledì 7 settembre. Di mattina si butteranno tra gli scogli di Cala Feola, nella parte a nord ovest dell'isola di Ponza. E se tutto andrà bene, risaliranno felici sabato 17. Così i due sub che saranno scelti per quest'impresa proveranno a diventare pesci.

Il progetto è dell'"Explorer Team Pellicano", costa 300 mila euro, è un viaggio a metà tra l'avventura estrema e l'esperimento scientifico che sta coinvolgendo una settantina di atleti, medici, artigiani, produttori di mute, biologi, costruttori di apparecchiature subacque, fotografi, cameramen. "E' la prima volta che si tenta un'esperienza del genere, qualche anno fa negli Stati Uniti qualcuno è rimasto per 107 ore ma in una vasca d'acqua dolce, tutt'altro habitat", spiega Pierfranco Bozzi, il team manager dell'operazione in fondo al mare e lui stesso uno di quelli che stanno addestrandosi per quei dieci giorni di settembre.
E' quasi tutto deciso per calarsi laggiù. Macchine sperimentali, nuovi equipaggiamenti, sofisticati strumenti medico-diagnostici portatili. Gli "Acquanauti" ormai fanno il conto alla rovescia. E studiano e ristudiano nei particolari ciò che accadrà a Ponza. L'aria la prenderanno da su, trasportata dentro i loro erogatori o i loro mascheroni "gran facciale" attraverso le "fruste", lunghi tubi che convoglieranno l'ossigeno dai compressori ben allineati su alcune barche. Non useranno bombole, troppo ingombranti, troppo pesanti per tenerle sempre addosso. E dentro i mascheroni avranno microfoni per comunicare tra loro e con gli altri che stanno in superficie, quelli che monitoreranno la loro vita nell'acqua.

Prima scenderanno a 6 metri e poi un po' più giù, fino a quando si sistemeranno con più agi per la loro permanenza sotto il mare. E' lì che sarà allestito quello che diventerà il loro "appartamento". Su una piattaforma di cemento ben ancorata al fondo saranno fissati due letti, un divano e difronte anche una televisione, alcune sedie, un tavolo. E poi un tapis roulant e una cyclette. "Dobbiamo passare il tempo e fare qualche ora di sport servirà sicuramente a distrarci", racconta Enrico Cerabino, istruttore sub proprio sull'isola di Ponza e uno dei sei selezionati per questo tentativo. L'"appartamento" avrà un quadrato di 12 metri e mezzo per lato. E in ogni angolo ci saranno due telecamere fisse che riprenderanno ogni momento dell'avventura, ogni gesto degli uomini - pesce. Saranno spiati istante dopo istante mentre giocheranno anche a carte o a dama, mentre leggeranno libri, oggetti plastificati fatti apposta per loro. E se ne avranno voglia, potranno vedere via cavo pure qualche film. "La tenuta fisica sarà importante, ma ancora più decisiva sarà la nostra capacità nervosa, mantenere l'equilibrio per resistere là sotto", dice ancora Enrico mentre svela come si sta avvicinando al 7 settembre.

Una dieta che cambia di mese in mese da febbraio, seguito da Ivo Pulcini, lo specialista dei piloti della Formula Uno e dei ciclisti del Giro d'Italia. Una preparazione atletica che sta portando sempre più in basso il suo battito cardiaco, tabelle rigidissime che gli prepara il professore Alfredo Stecchi. Un training psicologico curato da Barbara Gilardoni e Giovanna Zaccardi, due docenti dell'università La Sapienza. Stanno valutano l'ansia e l'umore di Enrico e degli altri cinque atleti prima della discesa nel golfo di Cala Feola. Lo faranno durante quei dieci giorni e lo faranno anche per qualche settimana dopo.

Ma non saranno soltanto loro ad "assistere" gli "Acquanauti". Il progetto è molto articolato, c'è un "protocollo medico". Gli atleti sono stati "sezionati" a blocchi. Ogni pezzo del loro corpo è diventato un "distretto". C'è quello dermatologico e quello cardiovascolare, quello "testa-collo" e quello ormonale. Li stanno preparando al meglio i sei sub. "E li terremo costantemente sotto controllo anche durante la prova", dice Corrado Costanzo, il responsabile del Centro iperbarico romano e coordinatore dell'intero staff medico delle dieci giornate sotto il mare di Ponza.

Accanto all'"appartamento" in profondità sarà calata una campana di acciaio con un grande oblò, tre metri e sessanta centimetri di larghezza e quasi un metro e ottanta di altezza. Lì dentro, per qualche minuto, gli "Acquanauti" entreranno ogni quattro o cinque ore. Per i loro bisogni fisiologici, per rifocillarsi, per cambiarsi le mute. E lì dentro si faranno trovare a turno i medici che preleveranno loro il sangue, che accerteranno gli effetti dell'acqua sulla loro cute, che verificheranno le loro condizioni mentali. "Il controllo cardiaco sarà invece assicurato 24 ore su 24 con la strumentazione, così come la quantità di ossigeno nel sangue", annuncia ancora il professore Costanzo. I sub che scenderanno laggiù non avranno segreti per l'equipe dei medici che staranno intorno, sotto e sopra il mare. Ci sarà perfino un oculista subacqueo. Quante possibilità ci sono che un uomo e una donna resistano per dieci giorni a meno sei-otto metri? "Qualche speranza c'è", risponde il responsabile del Centro iperbarico romano. E quali sono invece i rischi? "Quello di embolia non esiste perché siamo ad una piccola profondità, anche se dopo tutti quei giorni bisognerà fare qualche piccolo calcolo prima di farli risalire. L'unico rischio vero che è che si addormentino e che anneghino per una diminuzione di ossigeno al cervello. Ma noi saremo là, vicino a loro dal primo all'ultimo secondo".

I sei che si stanno allenando sperano tutti di farcela. Solo i due più "idonei" avranno però la chanche di vivere la più lunga immersione mai tentata prima. C'è il manager dell'"Explorer Team Pellicano" Pierfranco Bozzi, c'è Enrico, e poi c'è anche Fabio Pajoncini, un altro sub che nell'ottobre del 2004 ha raggiunto i 202 metri di profondità in "circuito autocontenuto", in pratica solo con sette bombole in spalla e senza aiuti esterni lungo la discesa e poi la risalita. E ci sono anche Stefania, Stefano e Marzia. Chi starà meglio si accomoderà nell'"appartamento". A ognuno di loro in questi giorni provano a "pulire" le vie respiratorie con trattamenti medici. Non è consentito neanche il più piccolo raffreddore o un po' di catarro, da qui a settembre. E sondano sempre il loro stato d'animo, le loro inquietudini.

Enrico Cerabino sembra tranquillo. E sogna: "L'uomo ha provato ad andare fino sulla Luna, perché allora non provare anche a vivere sott'acqua?. E quest'avventura non la sto tentando per superare un record ma è altro che mi ha spinto". E poi sussurra: "Io so che quando vado giù per qualche ora sto bene, benissimo. E allora mi sono detto: se riesco a starci dieci giorni, vuol dire che starò ancora meglio".

Da'Repubblica'

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