9.5.06
Egoarca Mussolardi
Mi capita sempre piu' spesso di mettermi a ridere da solo. Sicuramente questo e'dovuto all'eta'avnzata ed avanzante.
Oggi per esempio stavo leggendo una cosa stupida, quando mi sono imbattuto nella seguente frase: 'Nel cd singolo, oltre a "Non fermateci", anche l'inedito "Dilla Tutta", sigla radio del programma condotto dal Trio Medusa'.
Adesso, quelli tra i lettori che vivono in Italia probabilmente sapranno a cosa questa frase si riferisce. Ma vi assicuro che per quanto mi riguarda potrebbe essere stata presa pari pari da un romanzo di Stefano Benni. E mi ha fatto ridere.
Una cosa che mi ha fatto meno ridere invece e'quanto e'successo nel calcio - anche se devo dire ci trovo altrettante risonanze 'benniane'. E questo non perche'sia un tifoso - e chi mi conosce sa che me ne importa poco - ma perche'mi ricorda di 'come e'misera la vita negli abusi di potere', come diceva qualcuno. E questo articolo di Michele Serra da Repubblica.it, che riporto di seguito e se non avete letto vi consiglio vivamente di farlo, mi pare metta la vicenda nel contesto piu' appropriato. Aloha.
'La cosa veramente triste, leggendo le intercettazioni telefoniche di Luciano Moggi con alcuni dei suoi amiconi preferiti, è che sono esattamente come le avremmo immaginate. Nel lessico, nelle intenzioni, nello spirito: ricalcate sulle nostre supposizioni ordinarie. Né migliori, né peggiori.
Sono, senza scampo, senza sorprese, la sceneggiatura già mille volte scritta, mille volte recitata, di un potere italiano trafficone e ruffiano che essendo del tutto all'oscuro del binomio diritti/doveri vive, si muove e si assesta attorno al binomio favori/sgarbi. Un mondo di comparaggi e padrinati (dunque, e lo si sottolinea sempre troppo poco, un mondo esclusivamente maschile, e familista, e sostanzialmente arcaico) sempre in bilico tra illegalità da accertare e un molto accertato squallore.
Come spesso accade nel nostro difficile Paese, diventa complicato perfino parlare di moralità in presenza di mentalità e persone che, esplicitamente, considerano perfettamente legittimo, e forse perfino lodevole, avvolgere i propri interessi di bottega in un fitto bozzolo di protezioni, raccomandazioni, strizzate d'occhio. Come spiegare a un direttore sportivo già chiacchieratissimo che non è proprio il caso di parlare con il designatore degli arbitri (cioè con la più delicata delle istituzioni calcistiche) come se fosse suo compare d'affari? E come spiegare al designatore degli arbitri che spetterebbe proprio a quelli come lui rimettere quelli come Moggi al loro posto, quando è evidente che tra i due la spalla, il sottoposto, è proprio il signor designatore?
In conversazioni di questo genere - come già in quelle, giustamente proverbiali, dei furbetti del quartierino - non echeggiano mai quelle frasi che certificherebbero il buono stato di salute etica, o forse solo di salute mentale, di una comunità: mai uno "stia al suo posto e non si permetta", mai un "ma si rende conto che esistono delle regole?". Nessuno che infranga, anche solo verbalmente, quell'insopportabile patina di complicità, di "diamoci una mano", che fa da tinta madre a tutti i più unti canovacci nazionali.
Ovunque un "tu" piacione e colloso, un clima da eterna rimpatriata (e si immaginano i ristoranti, i bavaglioli, le risate grasse) e una furbizia greve, da commedia dell'arte: quella stessa che poi vediamo, ripulita dei suoi quadri più inconfessabili, nei peggiori talk-show calcistici, dove "l'amico Moggi" da anni ammannisce a una platea spesso estasiata oscure facezie e sorridenti minacce, una specie di andreottisimo però imbertoldito, un'imitazione popolaresca del Potere che è parodia però senza saperlo. In fondo soprattutto penosa, e penosa non tanto perché rimanda a probabili prepotenze calcistiche, quando perché incarna (altro che calcio...) la vecchia furbizia contadina italiana appena appena camuffata, incravattata di fresco, e riscodellata in video per la gran gioia di chi non vuole fare la fatica di pensarci diversi, noi italiani, da questo stucchevole arrangiarci da subalterni: da servi, altro che da potenti. (Che la furbizia sia caratteristica servile, e mai signorile, è la sola fondamentale scoperta politica che milioni di italiani devono ancora fare).
E il tutto, poi, si badi bene, ben radicato e fiorito lungo
il corso degli anni alla corte della sola accertata monarchia borghese d'Italia, la Juventus dello "stile Juventus", gli Agnelli dello "stile Agnelli". Le cui giovani leve, esauriti i dovuti vizi di crescita, si spera possano dare una sterzata all'andazzo, vincendo mezzo scudetto di meno, magari, ma guadagnando un minimo di "immagine", parola così di moda che sempre più spesso ci si dimentica che forse significa qualcosa.
Tanto, Moggi un altro lavoro lo troverebbe di sicuro: il calcio italiano, e il Paese in genere, non pare abbiamo i normali anticorpi bastanti a difendersi dai prepotenti e dai furbi. Difatti, suscitando altri tremiti in altri ambienti attenti allo stile, ogni tanto corre la voce che l'indubitabile signore Moratti voglia portarlo all'Inter, questo fenomeno della telefonata giusta.
Speriamo di no. Ma non stupiamoci se è sì.'
4 comments:
Moggi, no per favore.
Noi interisti siamo stati da un rio destino abituati a forgiarci con dignità dalle sciagure. Anzi quasi quasi in mancanza di vittorie, ci sentivamo quasi appagati dal nobile contegno che tanto contrastava colla gradassa volgarità dilagante nelle altre squadre.
ma Moggi, no, ragazzi é come buttare all'aria uno stile, un modo d'essere. Se arriva Moggi, cambio squadra davvero!
ehila'!!! Il tuo blog compie un anno... wow! Tanti auguri (si fanno regali ai blog?)!!
in effetti il giornalista della repubblica, in quanto inserito nel contesto, dovrebbe intanto dire ai lettori quante volte lui abbia sentito dire servilmente di "si"...ai suoi colleghi. Il fenomeno degli articoli su misura infatti è una cosa di tutti i giorni in italia. per esempio ho saputo da un direttore di un giornale molto impegnato politicamente, che alcune notizie comunque non filtrano perchè altrimenti le smentite ufficiali by partisan creano il cosiddetto "buco" giornalistico. in pratica esiste un cartello tra partiti per cui le schifezze grosse comunque sono coperte e ci si scambia il favore reciprocamente una volta per uno.. e del resto io, che tento di fare l'imprenditore sfruttando idee mie, la primissima cosa alla quale penso per far partire un progetto è: chi conosco? e tra tutti quelli che mi circondano a qualsiasi livello, la prima cosa è: chi conosco? non è solo questione di mazzette, è proprio che senza la conoscenza diretta o interposta pare che non si possa neanche acquistare il pane. Il tessuto sociale è così degradato che non ci si fida più di nessuno e nessuno fa nulla per nulla e si sa che se qualcosa vuoi fare devi avere appoggi in alto...questo è il ritratto secondo me.. Poi la querelle nel caso specifico è: Perchè? questi personaggi hanno tutto quel che vogliono, vivono in un palazzo dorato ove le criticità non sono la vita e la morte, ma il "gioco di squadra". moderni gladiatori, che ubriacano senza sforzo le folle, creano valore aggiunto ad un tale livello che ce n'è sempre più che abbastanza per tutti...perchè quindi sputtanarsi così? non per soldi (li hanno già), nè per potere (il calcio è un gioco è come diventare generalissimo a risiko!) la mia mente ottusa non vede la ratio...e voi?
sollevi un punto interessante su cui vorrei dire due cose: intanto il potere ha per limite se stesso. Avere potere e'come bere acqua salata: piu' bevi piu'non ti disseti e devi bere di piu'. Quindi sebbene sia vero che questi signori siano potenti, probabilmente vivono in perpetua insoddisfazione. Poi personalmente trovo che ci sia una smania tutta italiana di dimostrare di essere 'meglio' di qualcun altro. E questa e'una cosa che si incontra quotidianamente. Avere la televisione piu'grande di quella del vicino, la macchina piu'veloce di quello che ci sta accanto al semaforo. Con il berlusconismo poi molto spesso 'meglio' diventa anche apertamente 'piu'furbo' (nel senso deteriore del termine): chi paga meno tasse, chi non paga il biglietto o le multe. Quindi conoscere persone - come Carlo giustamente sottolinea - soddisfa questo bisogno primario. E quanto e'successo, sta succedendo, e probabilmente succedera'almeno per un po', si puo'spiegare anche cosi'.
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