18.5.05

Open Source o Copyright?


Qualcuno via email (ma perche'via email, maledetti? scrivete su 'sto blog!!!) chiedeva di pubblicare argomenti di elettronica. Questo non lo e' strettamente, ma penso sia ugualmente interessante

Siete incerti da che parte stare nella battaglia pro o contro i brevetti software? Considerate il brevetto sul doppio clic del mouse, depositato un anno fa dalla Microsoft al 'U.S. Patent and Trademark Office' (l'ufficio brevetti e marchi registrati degli Usa), che ha ufficialmente riconosciuto alla multinazionale di Bill Gates la propriet�del brevetto sul 'bottone hardware a tempo per il lancio di applicazioni', che tradotto in lingua comprensibile al volgo e'appunto il doppio clic. Con un solo colpo il colosso del software ha conquistato la proprieta'intellettuale di ogni operazione riguardante il mouse. A chi ha protestato dicendo che e'un brevetto senza senso, perche'si tratta di una pratica ormai ovvia e diffusa, e'stato risposto semplicemente che i potenziali concorrenti avrebbero potuto pensarci prima, se davvero lo ritenevano cosi'ovvio.
Ieri, sulla complicata querelle che riguarda i brevetti software si e'mobilitato in tutta Italia il popolo dell’Open Source (il software libero), ma anche ricercatori universitari e studenti, imprese e associazioni trasversali, con banner, siti Web oscurati e conferenze, per sostenere una mozione in discussione al Senato, sottoscritta da 99 senatori, che impegna l'Italia a contrastare la direttiva Ue che verra'votata dall’Europarlamento a fine giugno. 'Contro la brevettabilita'del software ci giochiamo il futuro degli alfabeti e la loro liberta', la liberta'di comunicare, condividere, informarci' dichiara il senatore verde Fiorello Cortiana, promotore della mozione e della giornata di mobilitazione. Sono ormai diversi mesi che un movimento trasversale in Europa si oppone alla cosiddetta 'direttiva sulla brevettabilita'dei software': che a dire il vero tenta di regolamentare ogni invenzione tecnica, non solo i programmi informatici, ma che solleva polemiche per la mancanza di garanzie per i 'software liberi'. Infatti il dibattito sul decreto ha diviso chi dice che i brevetti sono necessari per premiare le aziende innovative e chi sostiene che l’innovazione sarebbe ostacolata perche'solo le grandi multinazionali come Microsoft potrebbero permettersi di registrare i brevetti, a scapito delle piccole imprese.
A spiegare il problema in una lettera ai parlamentari italiani �il presidente della Free Software Foundation Richard Stallmann: �A differenza del copyright, che protegge la descrizione dell'intero programma ma non le singole idee che lo compongono - fa notare Stallmann - la brevettabilita'del software consentirebbe un monopolio sull'uso di tecniche generiche. Un programma complesso e'la combinazione di migliaia di queste tecniche. Se un Paese permette la brevettabilita'di ognuna di queste tecniche, un programma complesso puo'infrangere centinaia di brevetti in un colpo solo'.
Secondo l’esperto Usa di diritto digitale Lawrence Lessig, i brevetti non sono insulsi di per se stessi, ma lo sono quando coprono cose ovvie in un certo momento storico (come appunto il brevetto Microsoft sul 'doppio clic' del mouse) o quando proteggono un’invenzione per un tempo eccessivamente lungo.
Invita a non semplificare il professor Alfonso Fuggetta, che insegna ingegneria del software al Politecnico di Milano e all’Universita'della California: 'Per favore, non sotterriamo il problema dicendo che i brevetti software non si possono fare e non servono...Certo bisogna trovare soluzioni vere e non di convenienza per qualcuno'. E ammette: 'Adesso e'opportuno bloccare una direttiva che rischia di essere deleteria e controproducente'. Altrimenti fra un po’ potra'arrivare qualcuno a brevettare - perche'no - anche l’alfabeto."

Da La Stampa di oggi.

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