
vi rovino il weekend
He has no enemies, but is intensely disliked by his friends.
I ricercatori degli Stati Uniti hanno descritto un sistema relativamente semplice che potrebbe trasportare l'alimentazione ai dispositivi quali i calcolatori di laptop o i giocatori MP3 senza fili.
Un concetto della fisica vecchio di cento anni funzionerebbe anche su distanza considerevoli, a detta dei ricercatori.
Anche se la squadra non ha ancora sviluppato e verificato un sistema, i modelli e le simulazioni al computer suggeriscono che funzionerebbe.
“Ci sono tanti dispositivi autonomi quali i telefoni delle cellule ed i laptops che sono emerso durante gli ultimi anni,„ dice il professor Marin Soljacic dal Massachusetts Institute of Technology.
“Abbiamo cominciato pensare, “sarebbe veramente conveniente se non si dovessero ricaricare queste cose„.
“E perché siamo dei fisici ci siamo chiesti, “che genere di fenomeno fisico potremmo usare per ottenere questo trasferimento di energia senza fili?„. “
Presa di energia
La risposta che la squadra ha fornito era “risonanza„, un fenomeno che induce un oggetto a vibrare quando l'energia di una certa frequenza è applicata.
“Quando avete due oggetti sonori della stessa frequenza che generano una coppia molto forte,„ il professor Soljacic ha detto al Web site della BBC.
La risonanza può essere osservata ad esempio negli strumenti musicali.
“Quando suonate uno strumento, un qualsiasi altro strumento che si trovi in prossimita' del primo e con la stessa risonanza acustica comincerà a vibrare,„ o.
Invece di usare le vibrazioni acustiche, il sistema dell' MIT sfrutta la risonanza delle onde elettromagnetiche. La radiazione elettromagnetica include le onde radio, gli infrarossi ed i raggi X.
Tipicamente, i sistemi che usano la radiazione elettromagnetica, quali le antenne radiofoniche, non sono adatti a trasferimento efficiente di energia perché spargono l'energia in tutti i sensi, sprecandone grandi quantita' nello spazio libero.
Per superare questo problema, la squadra ha studiato una categoria speciale di onde“non-radioattive„ le cosiddette “risonanze longeve„.
Quando l'energia è applicata a questi oggetti rimane limitata ad essi, piuttosto che fuoriuscire nello spazio. “Code„ di energia, che può essere lunga molti metri, restano in superficie.
“Se portate un altro oggetto risonante sulla stessa frequenza abbastanza vicino a queste 'code' allora osserverete che l'energia può incanalarsi da un oggetto ad un altro,„ ha detto il professor Soljacic.
Quindi, un'antenna di rame disegnata per avere 'risonanza longeva' potrebbe trasferire l'energia ad un laptop con un'antenna che risuona alla stessa frequenza. Il calcolatore sarebbe alimentato senza fili.
Tutta l'energia non deviata in un dispositivo o in un apparecchio è semplicemente riassorbita.
I sistemi che la squadra ha descritto potrebbero trasferire l'energia oltre tre - cinque metri.
“Questo funzionerebbe in una stanza diciamo ma potreste adattarli perche' funzionino in una fabbrica,„ ha detto.
“Potreste anche regolarli giù al mondo microscopico o nanoscopic.„
Vecchia tecnologia
La squadra dal MIT non è il primo gruppo per suggerire il trasferimento di energia senza fili.
il fisico di Diciannovesimo-secolo e l'assistente tecnico Nikola Tesla hanno sperimentato con il trasferimento di energia senza fili a lungo raggio, ma il suo tentativo più ambizioso - l'antenna alta 29m conosciuta come la torretta di Wardenclyffe, a New York - venuto a mancare quando ha funzionato da soldi.
Altri hanno lavorato ai meccanismi altamente direzionali del trasferimento di energia quali i laser.
Tuttavia, questi richiedono una linea di vista ininterrotta e sono quindi non buoni per alimentare gli oggetti intorno alla sede.
Un'azienda BRITANNICA denominata Splashpower inoltre ha progettato la radio che ricarica i rilievi su cui gli amanti del dispositivo possono direttamente disporre i loro telefoni e giocatori MP3 per ricaricarli.
I rilievi usano l'induzione elettromagnetica per caricare i dispositivi, lo stesso processo usato per caricare i toothbrushes elettrici.
Uno dei co-fondatori di Splashpower, fieno del James, ad esempio che il lavoro del MIT era chiaramente “in una fase iniziale„ ma “nell'interessare per il futuro„
“I consumatori vogliono una soluzione universale semplice che li libera dai hassles dei caricatori e degli adattatori alimentabili,„ lui hanno detto.
“La tecnologia senza fili di alimentazione ha il potenziale trasportare su tutti questi bisogni.„
Tuttavia, il sig. Hay ha detto che quello trasferire l'alimentazione faceva parte soltanto della soluzione.
“Ci sono un certo numero di altre funzioni che devono essere indirizzate per accertare la conversione efficiente di alimentazione ad una forma utile immettere ai dispositivi.„
Il professor Soljacic presenterà il lavoro all'istituto americano della tribuna industriale di fisica di fisica a San Francisco il 14 novembre.
Il lavoro è stato fatto in collaborazione con i suoi colleghe Aristeidis Karalis e John Joannopoulos.
Duemila anni di ingegneria ed architettura idraulica, maturati sotto lo stimolo della sete e la consapevolezza di un’economia dipendente dalle risorse idriche, ci hanno consegnato decine di chilometri di opere idrauliche, di filari di archi e muri che a tutt’oggi solcano rendendola unica, la nostra campagna romana.
Innumerevoli Acque (FELICE, VERGINE, LANCISIANA, MARCIA, solo per citarne alcune) dai nomi più o meno noti a noi romani, legati spesso ai personaggi storici che ne hanno segnato l’esistenza, ci accompagnano nelle nostre splendide passeggiate disseminate di ruderi regalandoci quell’identità culturale in cui sentirci radicati. Un patrimonio di vita e salute, arte, storia e cultura quotidianamente sotto i nostri occhi, forse un po’ troppo distratti per coglierne profondamente e completamente il valore.
L’abbondanza d’acqua che caratterizza in modo peculiare la capitale (tale da farci dimenticare l’emergenza nazionale e mondiale) ha motivi antichi e diversificati che possono comunque essere ricondotti, sintetizzando, alla illuminata e lungimirante politica dei nostri antenati (romani e pontefici) e ad una naturale e miracolosa presenza, nel circondario provinciale, di una miriade di ottime sorgenti.
Una rete di distribuzione idrica "moderna", già 2000 anni fa garantiva la preziosa presenza nei settori nevralgici della città dando un contributo specifico alla costruzione della grandezza di Roma; d’altro lato una puntuale opera di manutenzione, ristrutturazione ed ampliamento degli impianti veniva attuata da una lunga sequenza di Pontefici, attenti, oltre tutto, ad arricchire la vitalità dell’acqua con la commissione di opere architettoniche ed artistiche con cui incorniciare ed impreziosire gli innumerevoli sbocchi cittadini.
Immergendoci in un breve viaggio nelle acque di Roma occorre sapere, prima di iniziare, che ad ogni acquedotto veniva, ed ancora oggi viene, attribuito il nome dell’acqua che lo attraversa e che quest’ultimo discendeva dal costruttore (Acqua Appia, Marcia, Giulia, Claudia, Traiana, Alessandrina), dalle caratteristiche biochimiche (Acqua Tepula) o magari da leggende che ne circondano la storia (Acqua vergine).
Il più antico (Acqua Appia) fu costruito nel 312 A.C. da Appio Claudio Crasso sfruttando le sorgenti esistenti presso il 14° chilometro della via Prenestina e terminava, dopo un percorso di 16,5 chilometri, nella piscina limaria sita ad Spem Veterem (oggi Porta Maggiore) per iniziare da lì la capillare distribuzione in città; non lontano dalle precedenti sorgenti si trovano quelle dell’Acqua Alessandrina, il cui acquedotto, traversata la zona est-sud-est della città (sono visibili ancora le sue tracce) giungeva ad Spem Veterem dopo un percorso di 22 chilometri; costruito nel 226 D.C. da Alessandro Severo, da cui prese il nome, subì, come altri una parziale distruzione durante gli assedi patiti da Roma ; i suoi resti furono riutilizzati nel 1586, su iniziativa di Felice Peretti – Papa Sisto V, per costruirne uno nuovo, alimentato dalle stesse sorgenti, che in suo onore, acquisì anche il nome di Acquedotto Felice.
Scendendo più a sud, in prossimità delle pendici del Tuscolo, tra Grottaferrata e Marino, troviamo le sorgenti dell’Acqua Tepula (acqua tiepida con temperature superiori alla media); realizzato nel 125 A.C., venne demolito e ricostruito (Nuova Tepula) nel 33 A.C. da Agrippa per essere accoppiato a quello dell’Acqua Giulia a cui rimase legato per storia e percorso; quest’ultimo venne costruito, infatti, nel 33 A.C., sempre da Agrippa partendo da sorgenti distanti solo 3 chilometri dalle precedenti (più a monte verso Squarciarelli); le due acque, dopo un primo tratto, venivano mescolate in una piscina limaria per raggiungere così una temperatura intermedia, quindi, venivano convogliate in due condotti sovrapposti, che, nella tratta finale, poggiavano sulle strutture esistenti dell’Appia fino a giungere nell’Urbe; Agrippa lo realizzò in onore di Gens Julia di qui il nome dell’acquedotto.
Un’altra zona cruciale per la fornitura idrica è quella che si estende lungo il percorso dell’Aniene, qui troviamo, partendo da Roma, le seguenti sorgenti: per prime quelle dell’Anio Vetus (tra Vicovaro e Mandela) poi, più a monte, dell’Acqua Marcia (alle pendici dei Simbruini tra Agosta ed Arsoli), quindi dell’Appia Claudia ed infine, ancora più a monte, quelle dell’Anio Novus.
Il primo, costruito tra il 272 e il 269 A.C., iniziava da uno sbarramento artificiale purificatore del fiume Aniene e alla necessità di distinguerlo dall’omonimo successivo (Anio Novus).
Il secondo fu realizzato da Quinto Marcio Re nel 130 A.C., e venne subito apprezzato per la qualità purissima dell’acqua; nasceva da un alveo artificiale dove affluivano le sorgenti, quindi giungeva a Roma, prima nella piscina limaria dell’attuale Capannelle, poi supportato (primo in questo) da un viadotto ad arco continuo, a Porta Maggiore, per la successiva distribuzione. Dopo varie ristrutturazioni ebbe una sistemazione definitiva grazie a Papa Pio IX che costituì a tale scopo una S.p.A. (Società anonima dell’Acqua Marcia) e portò a termine nel 1870 i lavori fino all’inaugurazione della fontana monumentale sita a Termini (oggi Fontana delle Naiadi a P.zza Esedra.).
Il terzo raccoglieva le acque di un gruppo sorgivo presente nello stesso circondario e le trasportava, con un canale lungo 46 chilometri nell’Urbe, in parte con percorso sotterraneo, in parte su viadotto ad archi continui (da Capannelle fino al centro urbano). Progettato da Caligola fu realizzato da Claudio, da cui prese il nome, nel 52 D.C..
Il quarto veniva in un primo tempo alimentato direttamente dall’Aniene, successivamente dall’acqua del fiume che fluiva, dopo aver subito tre successivi passaggi in altrettanti laghi artificiali posti a quote diverse (Laghi Simbruini); i lavori di realizzazione vennero iniziati 38 D.C. da Caligola e ultimati da Claudio nel 52 D.C.; dopo 49 chilometri di canale sotterraneo arrivava in superficie e, una volta raggiunta la piscina limaria di Capannelle, giungeva a Spem Veterem con una tubatura sovrapposta a quella della Claudia e sistemata assieme all’altra, su un viadotto ad arco continuo.
Ricordiamo poi le sorgenti originate dal Lago Alsietinus (oggi lago di Martignano) da cui il nome Acqua Alsietina, che confluiva in un acquedotto lungo 22 chilometri costruito da Augusto, nel 2 A.C., per dissetare (fu il primo in questo) la regione transtiberina; quindi l’Acqua Traiana rinominata Paola o Traiana Paola, che raccoglieva acque dal gruppo sorgivo situato tra Oriolo e Bassano e traversata la periferia, finiva in una grande mostra presso Porta Aurelia; programmato da Traiano venne realizzato nel 109 D.C.; si sviluppava su una distanza di 46 chilometri e contribuiva consistentemente anch’esso all’approvvigionamento delle zone oltre il Tevere; venne ristrutturato da Paolo V (da cui il nome) che ne aumentò la portata, creò un ramo ad uso esclusivo del Vaticano e portò quello principale a concludersi a porta S. Pancrazio, dove finiva con una mirabile mostra (oggi Fontanone).
Ultimo da seguire (il più importante) è quello dell’Acqua Vergine che trae origine da sorgenti site nei pressi di Salone non lontano da quelle dell’Appia ed ha, intorno a se, due grandi motivi di interesse: l’origine del nome e la grandezza ingegneristica. Il primo è avvolto dal fascino del mistero e della leggenda che lo fa risalire ad una vergine la quale suggerì, seguendo il suo intuito, l’esatta ubicazione delle sorgenti. Il secondo ci fa scoprire una costruzione imponente e perfetta che, realizzata da Agrippa per soddisfare le necessità del "Campo Marzio", pur non avendo resti di superficie degni di nota, fornisce ancora oggi, senza aver subito grandi stravolgimenti, una vasta utenza del centro storico costituita tra le altre, da tutte le imponenti e grandiose fontane di questa zona (Piazza Navona, Barcaccia, Terrina etc…) prima fra tutte la mirabile Mostra della Fontana di Trevi.