31.5.05

Proprieta' intellettuale /2



«Contro la pirateria bastano le tecnologie»
L’ingegner Leonardo Chiariglione, padre degli Mp3,
sostiene una soluzione software «dal volto umano»

Dati i corretti presupposti, c’è sempre una soluzione a un problema ben formulato». L’ingegnere torinese Leonardo Chiariglione, dopo aver lavorato per trent’anni nei laboratori di ricerca Cselt (oggi Telecom Italia), da quattro anni a questa parte si è trasferito al Cern di Ginevra a lavorare alla fondazione no-profit per il Digital Media Project (www.dmpf.org).

«La mia proposta? Una piattaforma di gestione dei diritti digitali che, per il beneficio di tutti, sia compatibile con tutti i sistemi». Si irrita, l’ingegner Chiariglione, se la sua visione non entusiasma la platea di esperti avvocati e accademici di diritto riuniti dal 25 al 27 maggio alla Fondazione Agnelli per il corso «iLaw» di Harvard.

«Mi sento responsabile per aver inventato gli standard di compressione audio Mp3 e video Mpeg che adesso tutti utilizzino per piratare musica e film» spiega. «Vorrei che gli utenti potessero beneficiare delle nuove tecnologie senza per questo permettere ai ladri di rubare la proprietà intellettuale altrui».

Chiariglione alla fondazione Dmpf è il padrino del sistema «Drm» (Digital Rights Management), che offre una soluzione tecnologica per proteggere il diritto degli autori e degli editori ai guadagni attraverso il sistema del copyright, e il diritto di tutti a non perdere la privacy. Secondo Chiariglione, insomma, la soluzione per controllare l’uso e l’abuso delle tecnologie sta in altrettante tecnologie.

La parola chiave, sottolinea, è «interoperabilità», perchè «la catena del valore deve essere condivisa, altrimenti non c’è valore»: e ci vuole innovazione continua, «perchè non esiste un sistema Drm universale, così come non c’è un modo universale di fare affari con i media».

Per semplificare, la tecnologia Drm è come un sofisticato lucchetto alla porta per evitare che gli intrusi entrino. A chi obietta che i lucchetti si possono sempre rompere, e che il mondo è pieno di «cracker» che eludono le protezioni software, trasecola: «Ma se c’è un lucchetto, gli utenti capiranno che è vietato entrare. Nella nostra società, la maggioranza rispetta le norme, non si vede perchè non debba farlo anche nel cyberspazio». Ma allora perchè mettere i lucchetti, non basta mettere un cartello con scritto «Vietato entrare»? «Purtroppo i cartelli si stanno rivelando poco efficaci, la gente finchè non ha un impedimento fisico, si sente autorizzata a procedere. A questo punto, visto che il criptaggio già si fa, tanto vale cercare almeno di farlo dal volto umano».

Ecco allora come funziona in sostanza il sistema di criptaggio che sta mettendo a punto Chiariglione: se avete noleggiato un cd o un dvd, dopo il periodo consentito per il suo utilizzo, un programma interno lo disattiverà, rendendolo inutilizzabile. Idem per i siti Web: se vi scaricate un brano non autorizzato, non riuscirete a vederlo o ascoltarlo.

Per tutelare anche il diritto a copiare, Chiariglione ha istituito un lungo elenco di cosiddetti «Tru» (=Traditional Rights and Usages), cioè «gli usi e i diritti tradizionali» che devono essere consentiti: «Ditemi quali sono gli usi delle copie che volete restino leciti, e ve li farò includere nel progetto» conclude Chiariglione, esasperato da chi gli obietta che la trasgressione in una democrazia non può essere impedita con la tecnologia. «Dati i corretti presupposti, c’è sempre una soluzione a un problema ben formulato»: la sua soluzione non fa una grinza, se non fosse che sono i presupposti che lasciano perplessa la platea.

«In democrazia va difesa
la libertà di trasgredire»
Terry Fisher, professore di cyber-legge a Harvard, è
contrario a criminalizzare chi copia e lancia una proposta

Peccato che Leonardo Chiariglione non sia rimasto a vedere questi prodotti creativi, nati in virtù del fatto che gli artisti hanno potuto copiare» commenta asciutto il professore di Harvard William Fisher III, soprannominato «Terry» in virtù di quell’altolocato «terzo». Accende Internet, sul monitor compaiono filmati in tecnologia DiVx e la sala si riempie di musica: sono esempi di «mash-up» e «re-mix», i nuovi generi artistici contemporanei all’avvento dell’elettronica nella musica e nei video.

Il primo filmato, scaricato da Internet, è una storia artistica piena di poesia composta da un bricolage di cartoni animati giapponesi e un brano di David Bowie di sottofondo; gli altri due filmati invece sono di satira. Nel primo, sulla campagna elettorale Usa, il procuratore generale John Ashcroft in conferenza stampa grazie a un’abile rimanipolazione della voce annuncia l’invasione degli Usa da parte di Bin Laden, e uno schermo gigante incita: «Osama wants you to vote Kerry». Nell’altro, contro la guerra in Iraq, grazie a brani di telegiornali sapientemente montati George Bush e Tony Blair si cantano una canzone d’amore con la voce di Michael Jackson.

«Queste opere non sono copie fatte da parassiti della società, che vivono della creatività degli altri, sono creazioni completamente nuove. Eppure sono illegali» spiega Fisher, perchè utilizzano materiale coperto da diritti d’autore. Ma con le nuove tecnologie annunciate da Chiariglione per proteggere la proprietà intellettuale, non sarebbero state possibili. Eppure in una democrazia, deve essere possibile trasgredire la legalità». La libertà di espressione attraverso la trasgressione genera spesso creatività, anche se illegale: basta guardare ai graffiti sui muri. Ci penserà poi il giudice, in un tribunale democratico, a valutare se quella trasgressione era necessaria, se ha fatto dei danni a qualcuno, e come deve essere punita.

Che per spiegare meglio il suo punto di vista, fa questo esempio: «Non c’è alcun meccanismo software che ci impedisce di superare i 130 all’ora in autostrada, eppure secondo la legge è vietato andare oltre quella velocità. Ma se nostra moglie è incinta e sta male, la maggior parte di noi spingerà sull’acceleratore in barba alla legge. E’ un nostro diritto: sarà il giudice a stabilire se siamo punibili e in quale misura. Ma con i Drm, l’acceleratore sarebbe bloccato a 130. Ci piacerebbe un mondo così controllato a priori?».

E’ lo spettro del Grande Fratello. Fisher, con il suo aspetto da moderato professore «liberal», è lontano dall’auspicare la rivoluzione e tantomeno l’illegalità. Si limita a segnalare i punti deboli di chi propone soluzioni tecnologiche così come di chi propone soluzioni legislative. «La tecnologia è neutra, non è nè buona nè cattiva, siamo noi a dover trovare un giusto equilibrio». Nel suo libro «Promises to keep» («promesse da mantenere», due capitoli sono scaricabili gratis da www.promises-to-keep.org) mostra le grandi opportunità offerte da Internet sia ai creatori che ai consumatori di cultura e divertimento, le energie disperse a opporre resistenza, e l’alternativa secondo lui possibile per uscire dall’empasse: un sistema di compensazione alternativo che prevede una piccola tassa mensile, «secondo i miei calcoli bastano circa 4 euro a famiglia», per ripagare gli autori e permettere ai consumatori di scaricare liberamente tutto. Ma la platea è d’accordo con lui: è la proposta più bella, ma anche quella che ha meno probabilità di venire presa in considerazione.

Da La Stampa Web

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